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Fuscaldo Marina | Creazione | Madonna del Pettoruto | San Michele   

      

 

 Madonna del Pettoruto                      [Antonietta ci racconta]

Salve! Ho pensato che potesse interessarvi un estratto dalla storia di San Sosti, meta religiosa dei fedeli della nostra zona per visitare la tanto venerata "Madonna del Pettoruto" . Riporta anche la derivazione e l'origine del nome " Pettoruto". SAN SOSTI Per lungo tempo questo paese é prosperato all’ombra di Mottafollone da cui è riuscito ad ottenere l’autonomia amministrativa solo nel 1816.

Negli anni successivi, addirittura, la situazione si è ribaltata e San Sosti è diventata capoluogo di circondario; tutto ciò fino al 18 aprile del 1843, data in cui entrambi i centri diventano padroni dei loro destini. Il paese è sorto a poco a poco attorno al monastero basiliano di San Sozonte. In quanto agli avvicendamenti feudali, è stata obbligata a seguire quelli di Mottafollone. Il castello della Rocca edificato nel X secolo, si erge su un acroro roccioso a strapiombo sul fiume che vi scorre sotto. Il monastero del Pettoruto é posto sul Monte Mula a 1.935 metri di altitudine.

Vi si arriva dopo avere percorso una notevole salita. Il nome Pettoruto deriva da "pietroso", "petruto", corrotto nel corso degli anni. Viene fondato nel 1274 dai monaci Basiliani dell’abbazia di Acquaformosa che lo mantengono alle loro dipendenze in qualità di grangia. Ampliato tra il 1633 ed il 1646, viene poi distrutto dal terremoto del 1783; restaurato alla fine del sec. XIX, conosce altri rifacimenti tra il 1925 e il 1929 attestati da una lapide. I lavori più consistenti, tuttavia, sono da far risalire a partire dal 1824, data di inizio dei lavori che si concluderanno nel 1834 ad opera del vescovo Felice Greco di San Marco che vi farà costruire la navata centrale. I lavori relativi alla navata sinistra, all’abside e alla cupola, iniziati dal vescovo Livio Parlatore nel 1856, hanno termine col vescovo Carlo Vincenzo Ricotta nel 1897. Con decreto del capitolo vaticano del 29.7.1903 la venerata Immagine della Madonna del Pettoruto è incoronata il 6 novembre successivo e il santuario aggregato alla Romana Basilica di Santa Maria Maggiore. Nel 1935 viene costruita la navata destra. Il 17 agosto 1979, Giovanni Paolo II ha elevato il santuario al grado di basilica minore. La facciata è divisa in tre parti con pronao composto da tre archi, corpo centrale e timpano.

La torre campanaria, quadrangolare, termina con struttura cuspidata; le aperture sono costituite da bifore. All’interno, statua della titolare, modellata a tutto tondo e a tutta figura, ritenuta opera di artista meridionale del sec. XIII. Da notare un trittico di buona fattura posto nella zona mediana del soffitto della navata centrale composto da Luigi Di Cola il 23 agosto 1834. Nella navata sinistra, spicca una tela su cui è effigiata la Madonna col Bambino tra santi ed angeli. La Madonna del Pettoruto è particolarmente venerata dalle donne sterili le quali perché diventino feconde, passano un’intera nottata in chiesa coricate l’una sull’altra. A lasciar credere simili cose influisce sicuramente il ramo di melograno, che la vergine regge con la mano destra, da sempre ritenuto elemento propiziatore di fertilità. Anche in questo caso il riferimento al mondo pagano è evidente e si ricorda che Era, dea della fecondità, nel santuario di Sele, era modellata con un frutto di melograno in una mano e con un bambino in braccio.

La stessa denominazione "del Pettoruto" richiama l’iconografia della dea a volte raffigurata con tre seni e che probabilmente era venerata in una vicina colonia magno-greca. A suffragare tale ipotesi concorre il fatto che, nei pressi del monastero, in località Casalini ad una altitudine di 893 metri, sono emersi resti archeologici appartenenti probabilmente all’antica Artemisia, con ruderi e resti di fortificazioni di età tardo-romana. In questo territorio, ma in una zona posta tra Mottafollone e Sant’Agata d’Esaro, nel 1846, è stata rinvenuta un’interessante ascia-martello sacrificale del VI secolo a.C.. Qua e là vestigia dell’età del Ferro e più recenti, fino ad arrivare all’età bizantina e normanna. A San Sosti la credenza che il primo dell’anno debba essere rispettato perché ha una grande influenza per tutti i dodici mesi, trova il suo aspetto più estremo giacché, i paesani si guardano bene dal prendere soldi oppure oggetti in prestito; se ne potrebbe avere bisogno per tutto l’anno. C’era anche la tradizione di usare la spoglia della serpe come amuleto contro il malocchio: se ne metteva un pezzetto anche negli abitini.

Si credeva che chi fosse rauco e si facesse crescere le unghie in una notte di plenilunio sarebbe diventato un lupo mannaro. Vestito tradizionale: «Mezze calze bianche. Cammisola rossa, pettiglia di magramma, sinale. Maniche blu staccate, panno rosso in capo. Nulla distinzione tra zitella e maritata, tranne l’oro. Le povere portano gonne nere di ginestra». Tratto da L.Bilotto - Itinerari della provincia di CS a cura di Depinius Nel caso la cosa vi sembrasse troppo pallosa... con spirito sportivo accetto il mancato apprezzamento e in seguito vi esimerò da altre propinazioni. Saluti a tutti e a presto.                    

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