Cariglio
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           Documentazione storica secondo Pietro De Seta
   

Cariglio deriva il toponimo da Karrìlia, che significa “bosco di cerri”. Il cerro è un albero affine alla quercia. Esso comprende le borgate: Trappeto – Marri - Cava di Coppa – Fascina – Armenia – Pietrapiana – Jovino – Collo – S. Maria del Piano – Gelsomino – Ponte Serra – Lago Inferiore - Lago Superiore – Cerro – Perrone – Moschera ed altri ancor più numerosi piccolissimi borghi.

Per la storia di questa antichissima grossa borgata ci sorregge la “Cronaca di D. Gennaro Rossi”, non mai prima d’ora messa in luce. Egli ci parla, tanto della storia della chiesa di S. Angelo, che di quella di San Giovanni, tutte e due nella immediata continenza di Cariglio.

Questa “cronaca” è estremamente importante, perché il parroco D. Gennaro Rossi, che a buon titolo può considerarsi lo storico della parrocchia di S. Michele, fin dal 1754 ha cercato di ricostruire, fin dove ha potuto, la serie cronologica dei parroci di S. Angelo, o S. Michele, che convivevano – sub eodem tecto – nella Chiesa di S. Giacomo M. A. sedendo in “cornu epistola”. Di questa aggregazione così scrive: “Il fu D. Domenico Antonio Rossi, sacerdote di Fuscaldo, asseriva avere appreso da un Don Domenico Martini, che l’aggregazione avvenne nel 1200”.

La “Cronaca anonima” del 1809 dice: “Non avendo quel parroco né Chiesa né territorio parrocchiale dentro Fuscaldo, fu aggregato nell’anno 1100 alla Chiesa parrocchiale di Fuscaldo”.

Ed ecco la serie cronologica dei parroci di S. Angelo già aggregati alla Chiesa di Fuscaldo:

1566 D. Jacopo Maio

1598 D. Carlo Martini

1613 D. Antonio Martini

1637 D. Giuseppe Matteo

1687 D. Jacopo Quagliuni

1706 D. Diego Calabria

1754 D. Gennaro Rossi.

Le “casate” che vi appartenevano erano otto: Carnevale, Trotta, Chimenti, Scofano, Colosso, Mantuano, Masello e Rao, e formavano una comunità parrocchiale di 530 anime circa.

Cariglio,quindi, inizia la sua storia con la costituzione della “Chiesa di S. Angelo” attorno alla quale queste otto “casate” di 530 anime dovevano essere necessariamente insediate in un cospicuo numero di borgatelle attorno al Cariglio. Il quale Cariglio, contrariamente all’opinione del Lattari, non venne a formarsi nel 1812, perché già fin dal 12 febbraio 1760, fondò la sua chiesa, quella di San Giovanni tuttora esistente.

Per questa fondazione si costituirono un cospicuo numero di “casate” molto più numerose che non fossero quelle della comunità parrocchiale di Sant’Angelo (borgata di solo un centinaio di metri sottostante a Cariglio). Esse furono quelle di: “Basile Silvestre – Basile Marcantonio – Basile Leonardo – Basile Biase – Basile Vincenzo – Lanzillotta G. Battista – Lanzillotta Domenico – D’Argento Leonardo – D’Argento Simeone – Basile Gaetano – De Seta Antonio – Masello Leonardo – Carnevale Leonardo – Lanzillotta Michel Angelo – Martino Paolo Antonio – Vilardo Daniele – Lanzillotta Francesco – Novello Gennaro – Cascardo Antonio – Lanzillotta Andrea – Lanzillotta Domenico – D’Argento Antonio – Cascardo Tommaso – Cascardo Nunziato e il maggiorasco Andrea Vaccai, dell’antica famiglia omonima appartenente ad una delle “Dieci” famiglie del primo sedile.

Con atto notarile di quella data, rogito e tabellionato di notar G. Battista Dominucus Genovese, le “casate” di cui sopra e il predetto nobil uomo Andrea Vaccari, convennero e stabilirono quanto appresso: “in solidum addivengono alle cose infrascritte, e cioè, in loro proprio nome, loro eredi e successori, in perpetuo si obbligano, e con giuramento promettono di voler edificare una cappella sotto il titolo di S. Giovanni Evangelista, nel loco detto Cartiglio, nella pertinenza della famiglia Vaccai, per loro maggiore comodo ed utile, e per avanzare il culto di Dio e per loro devozione; perché così, ottenendosi licenza da Monsignor Arcivescovo, e con decreto della Curia Arcivescovile di Cosenza, essi fondatori cedono al sig. Vaccari Andrea e suoi eredi, in perpetuo, di poter costituire il Cappellano in detta Chiesa futura facenda, col patto, che essendo sacerdote della casa e famiglia del sig. Andrea Vaccari, e suoi eredi, possa quello celebrare Messa in Chiesa, e non essendovi e non essendovi Sacerdote della sua famiglia, o essendovi e non volendo celebrare, si possa sostituire a suo beneplacito, e donarcelo a sua volontà.

E con dichiarazione che esso sig. Andrea Vaccari, e suoi eredi, si riservano il diritto di designare un sacerdote della propria famiglia, e che sia della linea mascolina del primogenito, e mancando questo, della seconda genitura, e mancando ancor questo della linea femminile. A patto però che essi signori Vaccari devono dare il luogo dove edificarsi la Chiesa, ed ancora devono dare a loro spese il materiale, fornirla di calice, pianete, tovaglie e tutto quello che abbisogna in detta Cappella futura facenda, e mantenerla a loro proprie spese ed in perpetuo.

Con altro patto espresso che non possa la Curia Arcivescovile di Cosenza intromettersi in detta presentazione di Cappellano, ma sempre in futuro sia di detta famiglia Vaccari, ad ogni loro libero arbitrio,e che non possa la detta Curia nemmeno pretendere di rendersi alcun conto. Ed essi fondatori si obbligano,come censo, di pagare ciascuno ducati dieci di agosto in agosto. Così il prelato Salvatore Basile si obbliga di pagare ducati 10 e li fonda sopra la sua possessione denominata Lago e così gli altri contraenti.

“Il sig. Andrea Vaccari si obbliga per ducati 22 e li fonda sopra il suo fondo di Salimati”.

In totale si costituì una dotazione di censi per 160 ducati annui. Le “casate” che si costituirono nel rogito Genovese, compreso il Vaccari, furono 25, di contro alle 8 di S. Angelo. E se queste vennero calcolate per 350 anime, si può agevolmente argomentare quanto più numerosa non fosse la comunità parrocchiale di Cariglio. E si badi: nell’atto Genovese si parla di una chiesa da fondare “nel loco detto Cariglio”e “per loro maggiore comodo ed utile”. Sicchè è chiaro e documentato che il loco detto Cariglio già esisteva il 12 febbraio 1760, epoca in cui avvenne la fondazione della Chiesa di S. Giovanni, e che le 25 casate che all’incirca dovevano costituire una comunità parrocchiale di circa 1500 anime, si trovavano insediate, sia nel borgo propriamente detto Cariglio e sia nei borghi circostanti.

Non si può, conseguentemente, accettare l’ipotesi che Cariglio sia sorta intorno al 1812, ma se mai che, da questa data, la consistenza urbanistica abbia assunta una diversa strutturazione, dando a Cariglio quella “espressione” che oggi mantiene.

Si pensi, ancora un poco, a quanto asserisce nel suo memoriale il parroco Rossi, e cioè che “nel 1728 già esisteva da tempo antichissimo la chiesina di S. Maria del Piano, nell’ambito di Cariglio e in proprietà Vaccari”. E a sorreggere il memoriale Rossi, sta il memoriale del parroco Miceli del 1728 che dice: “Vi sono nel territorio di Fuscaldo altre chiese rurali: vi è la chiesa di Santa Maria, volgarmente detta del Piano, sita e posta nel feudo dell’illustrissimo signor Marchese di Fuscaldo, dal medesimo fondata e dotata sul luogo detto il “Trappeto” (Cariglio) , nella quale chiesa vi è un eremita”.

Nel memoriale di Mons. Martini nel 1792 si legge: “Fra il ristretto urbano della Parrocchia di San Giacomo vi tiene il parroco due economi per la pronta e fedele amministrazione dei Sacramenti; e tra quello delle campagne altri due, uno verso la terra della Guardia, nel luogo nominato “il Cariglio”, e propriamente nella chiesa sotto il titolo di S. Giovanni Evangelista, nella quale per comodo di quei filiali vi si conserva il SS. Sacramento e l’olio degli infermi”.

(fonte: Storia di Fuscaldo - Pietro De Seta)                       

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