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               Documentazione storica secondo Francesco Lattari
 

 

 

Fuscaldo dall'origine all'abolizione feudale

“Ho detto che tale preambolo e' interessantissimo e lo e' infatti, perché esso dice chiaro che ancora nel 1643 le campagne di Fuscaldo erano completamente disabitate e tutta la popolazione del luogo era ristretta nei confini del centro. Senonche', contro la recisa affermazione del documento in parola, sta il fatto che altri documenti, egualmente ineccepibili, attestano che anche in tempi antichissimi le campagne di Fuscaldo furono popolate da molte chiese e di diversi villaggi. Si parla, per esempio, a non dir di altri, di casali ora scomparsi che si sarebbero chiamati S.Pietro, Santo Iorio, Santo Ianni, San Nicola e Sant'Angelo.

Come conciliare pertanto la stridente contraddizione che esiste fra il surippetuto documento ufficiale e gli altri di cui ho fatto cenno? Soccorre all'uopo la Cronaca del Martini il quale fa anche egli menzione dell'esistenza dei casali predetti, ma soggiunge che, in epoche diverse e per diverse ragioni, essi cessarono di essere e gli abitanti si riunirono fra le mura.

Quali saranno state queste ragioni si' gravi da costringere all'abbandono di interi villaggi il Martini però non lo dice, ma e' facile immaginarle:Invasioni barbariche, assalti di corsari, malattie epidemiche, alluvioni di torrenti: tutto quello che in passato ha tormentato l'umanità' pur essere pensato, tenendo presente la miseria e la nequizia dei tempi.

Intanto è certo che gli ultimi della campagna che si riversarono in Fuscaldo furono gli abitanti di Sant'Angelo, luogo sito al di là del torrente Trappeto, e vi vennero senza assoggettarsi alla giurisdizione del parroco di Fuscaldo, ma rimanendo sotto quella del loro parroco di Sant'Angelo, oggi San Michele, che oggi, come allora, ha cura soltanto delle famiglie che portano i cognomi Carnevale, Trotta, Chimento, Colosio, Mantuano, Scofano, Masello e Rao.

Oggi il Parroco di San Michele ha nel coro della Matrice, in cornu epistulae , la sua sedia parrocchiale rimpetto all'altra, che, in cornu evangelii, vi tiene il Parroco di San Giacomo. Ma prima di ottenere ciò, a lungo dovettero lottare i Parroci di San Michele, che i loro colleghi di San Giacomo, gelosi (1) come erano delle loro prerogative , furono sempre, una con le autorità del luogo (2) restii ad accordare loro tale onore. ....."

(1) - Nell' "Inventario" della Chiesa Parrocchiale di Fuscaldo, redatte nel 1728 dal Parr. D.Giuseppe Miceli, costui - "perché i posteri lo sappiano" - scrive che il Parroco di San Giacomo permette che l'altro di S.Michele si serva della Matrice "senza però potervi fare o esercitare jussi parrocchiali o funzioni pubbliche, come sarebbe cantar messa la Pasqua di Risurrezione e di Pentecoste, Natale di Cristo, benedire le ceneri il primo giorno di quaresima, benedire il fonte battesimale nelli Sabati Santi di Pasqua e di Pentecoste, far processioni solenni perché tutte queste funzioni spettano al Parroco di S. Giacomo, come se non vi fosse il suddetto Rettore Curato o Parroco, per non avere né Chiesa né territorio".

(2) - Ancora nell'Agosto del 1820 il Decurionato di Fuscaldo, convocato per deliberare sulla pretesa avanzata dall'allora nominato Parroco di San Michele Don Bernardino de Dernardis, votava per la negativa.

Fuscaldo dal 1806 al 1860

" ...... Ancora nel 1806 la Cronaca più volte citata dal Martini, che è proprio di quell'anno, non fa menzione alcuna delle attuali nostre borgate. Ed al silenzio del Martini fa riscontro il silenzio degli altri documenti, che dell'anno in parola esistono numerosi.

Devesi pertanto ritenere che solo più tardi, col consolidarsi del governo centrale e con l'attenuarsi dei timori e dei sospetti che per tanti secoli avevano tenuto ristretta la popolazione fuscaldese nei limiti del primitivo centro abitato, questo abbia cominciato a slargarsi ed a recingersi dei tanti villaggi che oggi gli fanno corona.

Ed è altresì a credere che il sorgere delle attuali borgate sia avvenuto quasi contemporaneamente, come per un subitaneo bisogno di un più largo respiro, determinatosi d'improvviso nell'intera popolazione, giacché nulla le carte dell'epoca ci dicono sulla precedenza d'origine che l'una ebbe sull'altra.

Negli atti infatti che vanno dal 1812 al 1820 si parla già di tutti i villaggi fuscaldesi che oggi esistono......"

"....... Onde, già a datare del summenzionato anno 1812, la nuova topografia di Fuscaldo si delinea nella espressione oggi assunta, espressione che migliorata ed abbellita, resterà forse definitiva nei secoli avvenire. Giacche' non e' a pensare che, ristretto come fu dagli ordinamenti nuovi tra limiti precisi ed inamovibili, il comune di Fuscaldo possa comunque nel futuro esser variato nell'estensione o nella configurazione. Col torrente La ponte che a mezzogiorno lo divide dal territorio di Paola, col torrente lavandaia che a settentrione lo divide da Guardia Piemontese, col mare a ponente e con la chiostra dei bei monti popolati di ontani e di faggi che a levante lo dividono dai comuni di Cerzeto, San Martino, Rota Greca e San Benedetto Ullano, esso si ebbe invero la più naturale delle delimitazioni possibili e certo fu tanto poeta quanto tecnico l'uomo che tale delimitazione volle e segno'. Italiano o straniero, forse quest'uomo, nel momento in cui si accinse all'opera, ebbe per qualche istante la visione della lunga distesa dei nostri campi assetati dal sole di Agosto, anelanti la frescura dei tanti rivoli occhieggianti al mare, e se ne commosse.

E dalla sua commozione sorse il tratto di penna che strinse nei nuovi confini la linfa dei ricchi torrenti dai nomi gai, che ogni estate riporta nel desiderio e sulla bocca del nostro contadino operoso. Onde di Fuscaldo continuarono ad essere il torrente degli Innamorati, il torrente Scarcelli e quei che noi chiamiamo della Maddalena del Trappeto, del Mercaudo e della Serra.

Forse nella mente di quel tecnico-poeta baleno' altresi' la necessita' della imminente espansione del primitivo centro abitato e, con un provvido gesto, egli la fisso, traducendone in linee il precetto. Si che di Fuscaldo rimasero benanche le belle contrade, ove, dopo pochi anni, il lavoro l'amore ed il sacrificio crearono quasi di colpo il Pesco, la Serricella, il Cariglio, il Panetto, il Lago e la Marina.

Ma chi penso' poi, chi ideo', chi promosse la formazione di questi nuovi centri abitati?

Se e' facile il supporlo, non e' ne' facile ne' possibile l'affermarlo, poiche' quando si tratta di fissare un'origine, l'indagine storica e' sempre arrestata dall'arcano del mistero, che ogni origine inevitabilmente accompagna.

E nei margini del mistero non ha piu' ali la ragione, ma vaga, eterna e sconfinata, solo la fantasia.

Ognuno pertanto, nel caso che ci occupa, puo' dar libero sfogo alla sua e formulare le supposizioni che piu' gli aggradano, che' ogni ipotesi, anche la piu' strana, data la mancanza di argomenti in contrario, avra' sempre con se' l'appoggio di quel tanto di verisimiglianza, che ne garantisce e ne misura la possibilita'.

Una cosa sola intanto è certa e cioè che a creare le belle nostre borgate non furono ne l'opera né l'impulso di un solo fattore, ma furono invece, volta a volta, o le peculiari necessità di una parte della popolazione, o considerazioni d'indole utilitaria o i richiami dovuti alla speciale fertilità di un qualche sito. Tanto più che da contrada a contrada, da borgata a borgata, con l'indole degli abitanti, variano ben spesso anche l'accento i costumi ed il tenore di vita. Onde avviene che gli abitanti del Timpone, delle Querce, di Rivello, di Vallo e di Androni, che fan capo a Pesco, si differenziano a colpo d'occhio da quelli di Gatti e di Pischirilli, che fan capo a S.Pietro e da quelli di Pittori, di Scofano, di Innamorati, della Ministalla, di Pantana, di Ramundi, di Spinelli, di Minnauri, di Fravette, di Piscione, di Ferrari e di Cotugni che fan capo a Pianete così come gli abitanti di Chianche, di Porticello, di Perrantoni, di Piscarello, di Acqua degli orsi e della Immacolatella, che fan capo a S.Antonio delle Pianette, si differenziano a prima vista dagli abitanti di Armenia, della Cava, di S. Jannello, dell'Oliveto, delle Marre, del Porcile, di S.Angelo, di Pietrapiana, di Jovino, del Collo, di S.Maria del Piano, di Gelsomine e del Trappeto che fan capo a Cariglio, e da quelli di Gemarca, Lamia, Pucchio e Torretta che fan capo a Serricella. Cosi' come infine gli abitanti di Salimati, Serra e Sotto le Timpe si differenziano senz'altro dagli abitanti della Marina e di Scancelli e da quelli della Moschera, del Cerro, della Chiusa, di Scippalino e di Cagnoli, che fan capo al Lago.

Tuttavia e nonostante i caratteri differenziali suaccennati, vi e' qualche cosa che ricollega e riassume in un' unica attivita', in un unico impulso di vita la molteplicita' dei fattori che un tempo diede origine alle nostre borgate e che oggi ne incita e ne sorregge il continuo progredire. ......

(Fonte : La terra di Fuscaldo di Francesco Lattari)                      

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