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Da millenni il grano viene prodotto e da millenni la lavorazione, in ogni suo aspetto, è sinonimo di lavoro quotidiano e di organizzazione sociale.
Molti ricordano quando il grano si produceva con il solo lavoro delle braccia, solcando la terra con aratri di legno aggiogati ai buoi per seminarlo, mieterlo e poi trebbiarlo sull’aia battuto dalla triglia.
Si mieteva con falci e falcinelle, si formavano le gregne che formavano le timugne e poi si batteva sull’aia schiacciato dalla triglia (grossa pietra di tufo) tirata dai buoi.
Con setacci e crivi si separava il chicco dalla pula per una prima pulitura e poi a casa setacciato chicco per chicco prima di essere portato al mulino per essere macinato.
La mietitura era sempre una festa, coinvolgeva intere famiglie ed era anche un modo per dare il giusto valore al lavoro dei contadini e al loro dignitoso sudore.
Oggi esistono mezzi diversi che consentono di ottenere gli stessi risultati di un tempo, lo spirito della festa però è identico a quello espresso in un tempo non tanto lontano dai nostri padri.
A Cariglio per fortuna, qualcuno ancora propone e vive in armonia la festa del grano, condividendo, come si faceva un tempo, la gioia per lo svolgimento di una delle più importanti feste contadine.
Quando il pane si suda la vita acquista valore.
Luigi Tuoto
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