...quando l'acqua del mare te la potevi bere !
Avrò avuto 8-9 anni. Di pomeriggio (non tutti i pomeriggi, ma ogni tanto) mia madre ci portava al mare. Partivamo, verso le tre o le quattro dopo pranzo: mia madre, io, mio fratello Giancarlo e Piera.
Si riempiva una borsa di tela di pomodori raccolti nell'orto, qualche cetriolo, si metteva dentro un gumbulu che riempivamo strada facendo, in genere al Trappeto, una mezza panetta di pane fatto in casa, e via al mare.
Naturalmente si andava a piedi, con in testa le pagliette ed ai piedi i sandali di cuoio. Si scendeva da Santangelo, Trappeto e poi, percorrendo il greto del torrente, che in quel periodo è sempre secco, si arrivava in breve tempo al Ponte di Ferro.
Man mano che si procedeva si sceglievano quattro bei pali di pràchianu che avrebbero avuto la funzione di sostegno per la tenda che si costruiva per ripararsi dal sole. Gli ombrelloni non esistevano, penso!
Dopo aver oltrepassato un bel pezzo di spiaggia piena di vruchi e cespugli spinosi, si piantavano i quattro pali e si stendeva sopra un lenzuolo bianco. Veniva fuori una bella tenda sotto la quale si mettevano i pochi oggetti e vivande portate da casa.
Mia madre, che non sapeva e non sa nuotare, ci faceva avvicinare a malapena all'acqua e chi disubbidiva si prendeva un bello schiaffo (metodo Montessori!) oltre alle minacce "u bbici portu cchiu!" oppure "quannu ni ricuglimu facimu i cunti". Il classico "stàtivi attenti cu mari è tradituru" (anche se era piatto come una tavola) era il leit-motiv della gita.
Intorno nessuno!
Finito il bagno ci si asciugava, ci si rotolava nella sabbia e poi si mangiava. I pomodori venivano lavati nell'acqua di mare che, oltre a togliere la polvere li salava leggermente. Ricordo con l'acquolina in bocca il pomodoro sfregato sul pane. Poi magari un pezzo di mortadella che non si vendeva a fette sottili perchè nè zio Elio, nè zio Guerino, nè zia Peppina (allora c'erano tre negozi a Cariglio) avevano l'affettatrice. Tutti gli affettati venivano tagliati a mano.
Finita la merenda si andava a giocare sulla spiaggia con le pietre pòmici e le conchiglie. La signorina Piera e mia madre prendevano il sole (poco) e verso le sette pronti a ripartire. Guai a rifare il bagno: anche se avevi mangiato un solo pomodoro dovevi aspettare almeno due ore prima di rifarne un altro... ma era sempre troppo tardi!
Il sole non era ancora basso all'orizzonte, ma noi dovevamo andar via perchè mia madre doveva preparare la cena, ma soprattutto poi alla sera doveva cucire fino a notte inoltrata.
Una sciacquatina di acqua in bocca per pulirsi ben bene e poi via!
Si partiva col bagaglio più leggero, i pali di pràchiano si lasciavano lì e magari li ritrovavamo ancora nello stesso posto dopo alcuni giorni.
Il ritorno era un po' più pesante, ma si arrivava in fretta lo stesso!
Pino Castagnaro
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Alcune foto del "Ponte di Ferro" negli anni '60
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