Conobbi Don Bernardino Ferralo nel lontano 2 febbraio del 1950, più di cinquant’anni fa: era la festa della Candelora (S. Maria) ci presentammo nella sagrestia, mi ricordo faceva un freddo da morire, ci riscaldavamo al bracere che il defunto Giovanni Martino, aveva preparato per accendere il turibolo che sarebbe servito per la benedizione delle candele.
Aspettavamo l’ora della celebrazione della messa solenne, lui era venuto per predicare, veniva da Acquappesa paese suo natale, lo andarono a prelevare alla stazione ferroviaria di Fuscaldo col biroccio del defunto don Geppino Valenza.
Incominciammo a parlare del più e del meno, allora officiava nella chiesa di Cariglio come rettore il compianto don Paolino Allevato, sin dalla morte del compianto don Peppino Santoro.
Già da alcuni giorni si parlava di questo sacerdote che sarebbe dovuto venire a Cariglio, e dalle domande che mi poneva si capiva benissimo che era lui il destinato a succedere a don Peppino Santoro.
Non è facile ricordare don Bernardino Ferralo in un piccolo foglio di un giornalino parrocchiale (*), tutt’altro spazio ci sarebbe voluto.
Nato ad Acquappesa il 29 gennaio 1913, studiò tra i Salesiani di Don Bosco, dove maturò la sua ordinazione sacerdotale, ordinato sacerdote ad Ivrea il 26 giugno 1943.
Dopo anni vissuti nella congregazione di Don Bosco, se ne uscì per stare vicino alla mamma (zia Candida) così si chiamava, ormai vecchia,ed alla sorella Giulia, anch’essa negli anni e ammalata.
Il suo ministero sacerdotale comincia a Cariglio il 2 aprile 1950, a quell’epoca Cariglio non aveva una Parrocchia, fu nominato Rettore nella Chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista.
I primi due anni ha vissuto dell’elemosina della gente (a quei tempi assai generosa) i primi due mesi fu la mia mamma Albina ad accudirlo fin quando la mamma e la sorella non lo raggiunsero.
Fu lo stesso don Bernardino, con la collaborazione dell’allora parroco di Fuscaldo don Nicola Allevato a sollecitare l’istituzione della Parrocchia a Cariglio; il 19 maggio 1952 Monsignor Calcara Arcivescovo di Cosenza, istituiva la parrocchia dedicata a S. Michele Arcangelo a Cariglio. I più anziani ricordiamo ancora che un nutrito gruppo di uomini e donne andarono a prelevare la statua di S. Michele Arcangelo dalla Chiesa madre di Fuscaldo, e la portarono sul furgoncino del compianto don Geppino Valenza, il 29 settembre 1952, fu celebrata la prima festa in onore di S. Michele Arcangelo a Cariglio.
Ha così inizio la sua pastorale, caratterizzata dalla catechesi e dall’oratorio sul metodo salesiano.
Si interessava un po’ di tutto, promuoveva gare di catechismo tra i ragazzi, sempre con la partecipazione di un responsabile Diocesano. Visitava le famiglie lontane, gli ammalati; sempre a piedi i primi anni perché non vi erano le strade.
Costituì subito l’azione cattolica, gli aspiranti giovani, le donne zelatrici del Sacro Cuore.
Organizzava le gite secondo lo stile Salesiano, in autunno la festa delle castagne in montagna; in estate la festa del cocomero al mare. L’oratorio, la cosiddetta sede, pullulava di giovani, specialmente la domenica venivano anche dalle parrocchie limitrofe a giocare al bigliardino.
Il canto, la scuola cantorum era parte integrante della liturgia della messa domenicale, suonava il clarinetto, la chitarra, un modo per stare con i ragazzi e per farli divertire.
Si interessava anche dei bisogni della gente, e delle necessità della popolazione, come le strade, l’energia elettrica, il telefono.
Amava la fotografia, di cui conservo alcune foto storiche, fu sempre amato dai giovani.
Un mese prima di andarsene da Cariglio mi confidava la sua amarezza per il distacco dal paese e dai giovani che aveva visto crescere.
Don Bernardino Ferraro ha lasciato a Cariglio un’eredità d’inestimabile valore, sia quella spirituale, che quella attraverso la donazione alla Parrocchia della sala Don Bosco ed i locali annessi per la canonica.
Dopo quasi un quarto di secolo trascorso vicino a lui come amico e collaboratore la gioia più grande è aver potuto scrivere tutto questo su questo giornale.
Pietro
(*) L'articolo era stato scritto per il giornalino che si pubblicava nella Parrocchia di Cariglio