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Candelora Fuscaldese

     Quel giorno la neve cadde anche sul mare
sciogliendosi al primo contatto.
Il primo che scese dalla barca
sulla spiaggia bianca
imprecò contro il sole scialbo e lontano.
Per freddo , per fame, per poca pesca,
unnu sacciu.
Altri con la testa china a guardar giù,
segnavano con passi gravosi
il manto bianco
al confine con le onde
preparandosi a tirar su
le barche da rovesciare.
Più in là, i fimmini nivuri
vattendusi u pettu facevan ressa,
con occhi volti al convento,
lassù sull’eremo di San Francesco,
chiedendo grazia
per quelli ancora in mare
con promesse d’oli da ardere.
Su volti segnati dal tempo
si scioglievano malinconie disperate.
E Fiore, marinaio più giovane,
col suo sorridere così innocente:
jamu, jamu, ca c’havimu fatta!
Come un invito alla presenza,
sul manto bianco della spiaggia
i segni di quel travaglio umano,
ultima fatica prima di tornare a casa.
Il rintocco delle otto
accompagnato dal sibilo della sirena,
riportava all’impegno gli studenti,
curiosi spettatori infreddoliti
ripassavano sotto il ponte ferrato
e si avviavano a scuola
seguiti da lontano
da Pristufora con lingua fumante.
Lo spettacolo era finito.
(Caranas)
 
   

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