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L'attualità di un 1° maggio di tanti anni fa

 

 

Mi è capitata fra le mani la matrice originale di prima pagina del giornale “CRONACHE SINDACALI”. Sotto la testata, a caratteri cubitali c’è scritto : “1° MAGGIO ‘79” e a tutta pagina, un collage di foto di manifestazioni sindacali con striscioni vari.Gigino Caracciolo all’epoca segretario generale dell’USP CISL, mi aveva chiesto, per l’uscita del primo numero del giornale, l’elaborazione grafica della facciata e un paio di cartelle esplicative.

Senza retorica e facendo mie alcune sue espressioni, conl’orgoglio dell’appartenenza e il dovere della militanza”, oltre ai vincoli di amicizia, alimentai la mia modesta “fantasia creativa”. Disposi le immagini curando di evidenziare soprattutto ciò che gli striscioni nelle manifestazioni “gridavano” con rabbia, determinazione, speranza indicando percorsi da seguire: “OCCUPAZIONE” - “PRIMA DI TUTTO IL SUD” - “UNITÀ SINDACALE – LOTTA UNITARIA CONQUISTA SICURA”.

A quel primo maggio e tanti altri successivi, partecipai. In corteo e con gli altri scandivo gli slogan : “LAVORARE MENO. LAVORARE TUTTI ”; oppure: “NOI VIVREMO DI LAVORO” nella speranza e con la voglia di creare un futuro libero non già dal lavoro, ma dal bisogno di doverlo chiedere chini e supplichevoli che rende schiavi e … sempre più ultimi gli ultimi. Si, lo gridavo con convinzione per consolidare diritti di tutti, ridisegnare un futuro anche per i miei figli allora poco più che bambini; per dare significato pieno a parole quali libertà, democrazia, uguaglianza ; perché si ponesse fine alla nascosta “guerra” fra quanti volevano entrare nella “cittadella dell’occupazione” per sopravvivere ed altri che pur non vivendone fuori, la sentivano inadeguata accettando una busta paga bugiarda per sentirsi meno poveri.

Sono ricordi che mi riportano a momenti intensi di partecipazione. Rileggo vecchi ritagli di giornali riguardo foto dimenticate e resto colpito come la prima volta, da una che ritrae un bambino in un “sandwich” di cartone pressato sul quale è scritto: “Mio bisnonno in America, Mio nonno in Belgio. Mio padre in Germania…ed io?

A quel bambino (oggi ormai più che trentenne) mi domando cosa è stato offerto di buono ? Di certo avrà chiaro il significato politico di quanto scritto sul suo cartellone. Sarà emigrato al nord, un precario nella scuola, oppure attende il primo lavoro vivendo a carico di genitori con pensione INPS al minimo? Di pensiero in pensiero mi vengono in mente termini come “bamboccioni”, “sfigati” e simili, tutti indirizzati ai giovani da politici incapaci di farsi prossimo e leggere la realtà storica che hanno colpevolmente determinato. Altre foto testimoniano il fallimento dello sviluppo industriale pensato per il Sud : Faini di Cetraro, Rivetti a Praia a Mare, la Liquichimica di Saline, Gioia Tauro…. una lunga scia di intrallazzi, sprechi di risorse, connivenze mafiose, disonestà, incapacità di una classe politica che ha sempre speculato sui bisogni della gente. A questo punto m’indigno e non potendo sfogarmi come il momento vorrebbe, mi rifugio nella visione del concerto in Piazza San Giovanni evitando l’eccesso del pianto, ma non la commozione.

Così fra canti, suoni, interviste che testimoniano passione, seminano speranza, chiedono la completa attuazione dell’art. 4 della Costituzione, un altro Primo Maggio si avvia lentamente alla conclusione. Rimangono, e chissà fino a quando, migliaia di senza lavoro, i cassintegrati, le fabbriche chiuse… i morti che qualcuno cinicamente, irresponsabilmente e con inaudita provocazione, ha detto che sono “inferiori a quelli avvenuti in Grecia”… Ma allora c’è da chiedersi “dov’è la festa” se il lavoro non c’è, la ripresa non albeggia e i morti… “nel computo” come le trattenute sulle pensioni o una qualsiasi cifra di bilancio” ; per non dire delle “morti bianche” comunque per lavoro sia esso dipendente o in proprio (ricordo i Belcastro) dimenticati : non sono numeri, non fanno computo, non generano prevenzione vigilanza, sono … scomodi. Se sono vere queste mie considerazioni è possibile che negli anni a venire, altri racconteranno una storia sempre uguale e nella narrazione trovare scritto persino il futuro.

Alla fine non resta che sperare nella volontà di lotta di tutti per il cambiamento, nella ripresa del cammino verso quella “buona politica” mirabilmente delineata da Pino Cappadone in tanti suoi scritti. Non voglio essere oltremodo pessimista negando che vi sono riferimenti certi che danno la speranza per un mondo migliore. Non chiedetemi dei nomi, ma sono convinto CHE (chiudo con quanto letto su un altro striscione non so dove) : “SE UN GIOVANE VOLESSE E UN VECCHIO POTESSE IL MONDO DI NUOVO SI FAREBBE” .

Cenzino Ciofi

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