Era il 03 luglio 1966, 5° domenica dopo Pentecoste, quando d. Franco Castagnaro veniva ordinato sacerdote nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo in Cariglio.

Quel giorno si respirava una inusuale aria di attesa e di festa in tutti i componenti della coesa comunità parrocchiale.

Dalle contrade più periferiche erano accorsi tutti come accadeva solo inoccasione della festa patronale il 29 settembre. Anzi, questa volta il clima di gioia era reso ancora più solenne dalla presenza di tanti ospiti eccellenti e fuori dell’ordinario. Oltre al vescovo Mons. Domenico Picchinenna, al parroco d. Bernardino Ferraro, d. Aldo Del Giudice, d. Peppino Gravina, d. Paolino Allevato, d. Geppino Ramundo ed altri sacerdoti, erano presenti tanti fedeli, accorsi per l’eccezionale ricorrenza da altri luoghi fuori parrocchia.

La chiesa era troppo piccola per contenerli tutti. La celebrazione era stata preparata con cura dal parroco d. Bernardino Ferraro.

I ministranti avevano fatto, nei giorni precedenti, tante prove. Io ero fra questi.

L’attesa per questo evento era cresciuta, soprattutto in noi ragazzi, anche in seguito alla preparazione fatta nelle classi della vicina scuola elementare. Il prof. Evaristo Gravina, mio maestro delle cinque classi elementari, aveva individuato alcuni di noi per proclamare delle poesie augurali in occasione della celebrazione della prima Messa che il novello sacerdote d. Franco avrebbe celebrato il 10 luglio 1966, 6° domenica dopo Pentecoste.

In questo decimo anniversario della scomparsa di d. Franco Castagnaro avvenuta il 22 settembre 2001, mi sono tornati alla mente questi personali ricordi e li ho rivissuti alla luce del mio sacerdozio, la cui vocazione è nata nella stessa parrocchia di S. Michele Arcangelo in Cariglio.

D. Franco, giovane sacerdote, e, poi, giovane prete, era molto stimato dai suoi coetanei ed era un esempio per noi ministranti.

Nei periodi di vacanza amava intrattenersi con i giovani, con i quali, spesso, organizzava delle partite di pallone: per quei tempi veri avvenimenti sportivi. Era anche un nuotatore formidabile. Nella sua vita esprimeva vitalità e ottimismo.

Le sue qualità umane non erano improvvisate ed in lui si esprimevano come un vero e proprio dono della Provvidenza. La sua personalità rifletteva ed esprimeva l’intelligenza e la laboriosità del suo papà Giuseppe, uomo arguto, volitivo e determinato nell’educazione dei figli. Così come anche la sua connaturale bontà d’animo era retaggio e riflesso della mamma Elvira, donna da tutti stimata per la sua mitezza, la sua fede forte e semplice e la sua bontà. L’ambiente familiare ha avuto un’ importanza fondamentale nella formazione di d. Franco e nell’ espressione del suo ministero sacerdotale.

A queste virtù umane si sono sempre accompagnate, poi, le virtù sacerdotali di d. Franco: la sua forte spiritualità; il suo indefesso impegno nelle attività parrocchiali; la sua vicinanze alle persone soprattutto nei momenti più critici e nei momenti di bisogno; la sua disponibilità a farsi amico dei sacerdoti ed accoglierli nella sua casa, facendoli sentire come a casa loro; la sua forte devozione per S. Francesco di Paola ma, soprattutto, per la Madonna. Tutte queste cose hanno fatto di d. Franco un sacerdote esemplare.

Le cose ricordate sono solo pochi indicatori di una vita piena di senso e di significato consacrata alla testimonianza di Gesù Cristo unico salvatore degli uomini. Tutta la sua storia terrena, che a vario titolo e in vario modo è stata significativa per coloro che lo hanno conosciuto, può essere letta in tutta verità solo da Dio, il quale, nella sua misericordia, sa ricompensare i suoi servi fedeli con il dono di una vita senza fine, che noi stendiamo a cogliere, ma che possiamo solo sperare.

Grazie d. Franco.

d. Giacomo Tuoto